lunedì 5 dicembre 2011

15 ottobre manifestanti a Roma

MUORE LA SPERANZA NELLA CAPITALE
I cittadini italiani lanciano un grido di disdegno
Roma-"Che ali vogliamo aggrappare alla nostra libertà?".
Questa è una domanda  provocatoria che sentii per radio  durante il viaggio di ritorno da Roma a Milano. Stavo ascoltando una stazione di cui non ricordo il nome, schiacciata da due canali di musica. Era giovedì 20 ottobre e la mia settimana di lavoro stava finendo. Avevo allogiato per cinque giorni nella grande capitale italiana per occuparmi  di un articolo sui così detti "indignados" scesi in piazza il 15 ottobre scorso. Nonostante la natura spagnola del termine è immediato capire il suo significato: "indignati", ma indignati per cosa?
Per il presente che temano distruggere l'ancora celato futuro. Principalmente la manifestazione vedeva come protagonisti giovani che si trovano a coltivare sul cemento e che hanno paura di non riuscire a sistemare la loro vita, costernata di crisi e incertezze.
Temono di rimanere nudi di quelle possibilità che ebbero i loro genitori, vivendo così nel ricordo e nella fantasia di un futuro migliore.
Questo evento ebbe anche dei riscontri negativi e violenti e ciò di che discutere e riflettere.
Si crearono diverse opinioni a favore o meno riguardo questa manifestazione.
Comune resta, però, l'idea su quale sia stata la causa scatenante, fuori dall'ambito politico, di tutto questo rancore: la mancanza di speranza che attutisce ogni voglia di cambiare anche se ne permane il desiderio.
Questo, però, si può concretizzare e ne diedero prova, per esempio, i nostri avi, come sottolinea Gianni Credit de "Il sussidiario. net" che nel 1945 riuscirono ad uscire da quel continuo tentativo di crisi, o chi, invece di gettare una manciata di grida, si dà da fare lavorando per cercare di ricostruirsi. Dobbiamo ergerci sul nostro passato. Mi sento inoltre in dovere, data la mia opinione contro le manifestazioni illusionistiche, di discutere quello che descrisse lo stimobile giornalista della "Stampa" Mario Calabresi, il 16 ottobre  -Perchè si dice (...) distruggere-. Dovremmo quindi rovinarci e non rialzarci più?
Se avessero fatto così chi ha vissuto durante e dopo le guerre mondiali or non saremmo qui... Dopo aver distrutto ciò che abbiamo, cosa ci resta se non pugni insanguinati della fatica del passato?
Nulla, non risolveremmo nulla.
Non possiamo crescere sul guazabuglio di una prosaica mescolanza di diritti, tempi e doveri, dobbiamo concretizzare i nostri pensieri e desideri, non con parole ma con fatti, non con cartelloni di cartone ma con pugni di ferro e la voglia salda di cambiare il mondo.
Che ali vogliamo aggrappare alla nostra libertà, al nostro futuro? Quelle di cui la speranza e, oso dire anche la fede, ci accessoria l'anima.
Benedetto XVI disse, il 22 settembre 2011davanti al parlamento federale, che bisogna "Vedere di nuovo la vastità del mondo", proviamoci, scostiamo dai nostri occhi la rabbia e la delusione, aprendo mente ed anima al mondo, al futuro ed alla speranza.
Stiamo marciando su una nebbia fitta di illusioni e tessuta di parole che lascia spazio all'ennesimo cadavere livido del futuro.
Dobbiamo imparare a dar vita alle nostre parole, non solo voce ai nostri pensieri.
Lucia Buratti 4° liceo

Open Day della Scuola Secondaria di 1° grado


Per un giorno facciamo lezione noi!
Il giorno 19 novembre si è svolto l'Open Day del nostro istituto.
Ecco come abbiamo organizzato i laboratori, che si trovavano al piano della Scuola Secondaria di 1° grado.
Appena salite le scale, al secondo piano, incontriamo tre laboratori: quello di inglese e spagnolo intitolato "Tu hablas español? Yes, I do"; quello di scienze "Viaggio nella scienza" e infine quello di musica "Musicopoli".
Giulia, di 2°B, ci racconta del laboratorio di inglese e spagnolo, di cui ha fatto parte: lei e i suoi compagni avevano il compito di far collegare le immagini ai bambini con la rispettive parole sia in inglese che in spagnolo. Per esempio c'era l'immagine di un operaio e dovevano attaccare alla lavagna le giuste parole WORKER e OBRERO. C'erano molti ragazzi delle elementari in tutti i labratori e le aule erano molto affollate.
Io ho partecipato al laboratorio di scienze che era diviso in tre sezioni: quella di chimica, fisica e biologia. In quella di chimica si potevano vedere alcuni strumenti da laboratorio e alcuni minerali; in quella di fisica si potevano vedere alcuni esperimenti e in quella di biologia si poteva vedere com'è fatto il corpo umano e il microscopio (non in funzione).
Nel laboratorio di musica alcuni ragazzi hanno cantato e suonato "L'uomo ragno" e poi "Azzurro", coinvolgendo anche i bambini delle elementari.
Finiti i laboratori i bambini insieme ai loro genitori si sono recati in palestra dove hanno partecipato a vari giochi e festeggiato con un aperitivo.
E' stata una bellissima giornata di festa e spero che tutti i ragazzi che sono venuti a farci visita si siano divertiti.
Federica Mozzarelli (2°B)

giovedì 1 dicembre 2011

Milano Missionaria

Lasciamoci plasmare dal battito del cuore
22 Ottobre 2011, l'inizio di un messaggio senza fine
Milano- Un sabato come tanti nel capoluogo lombardo. Rumoroso, appannato dal traffico e lo smog, ma ecco  che dal nulla che ha coinvolto tante persone e tanto tempo affinchè si esprimesse.
Quel nulla, che ha reso l'istituto Cocchetti, centro di un' enorme goccia di pace.  Il 22 Ottobre, infatti, si è tenuta l'annuale "Festa Missionaria" che da tempo, ormai, organizza una mattinata per stare insieme, con uno spettacolo, giochi per i più piccoli e stand culinari. Il ricavato accumulato durante la giornata è stato devoluto ad alcune delle tante associazioni che si occupano di aiutare le persone in difficoltà. Testimonianza dell'importanza di questo appello per la carità, sono state Suor Maria Rosa e Cristina, una studentessa di medicina. Entrambe hanno vissuto un'esperienza di missione, per aiutare gli altri e donare ciò che potevano a questi, per farli sentire amati da loro e soprattutto da Dio, che non si dimentica mai di nessuno, nemmeno di chi sembra essersi perso nell'enorme povertà materiale che lo circonda e nella povertà di animo che è propria di chi vive nelle fortune. Citate così possono apparire come una comune suora, e un altrettanto comune ragazza che studia medicina. Ma possiamo noi, immaginare quanto bene hanno fatto? Riusciremmo a lasciare tutto anche solo per due giorni per volare in una delle città più povere del mondo? Di cui, purtroppo, v'è l'imbarazzo della scelta.
Cristina è stata per cinque settimane in Congo. Ha aiutato in ospedale, per curare i malati ed ha portato un po' di amore tra le persone che prima non avevano nulla ed ora posseggono nelle mani, un pezzo di cuore di questa ragazza. Ha sempre sentito parlare dell' estrema povertà di questi popoli, ma vedersela davanti che ti sfida, le ha toccato dentro dicendo '' non sei abbastanza per sconfiggermi'' ed è decisamente tutta un' altra cosa.
Ciò che l' ha colpita è che lì, soprattutto i bambini, gioiscono per nulla e che ogni singolo giorno, ogni istante devono guadagnarsi il presente, mentre qui i bambini hanno già un futuro. E noi? Noi che siamo persone normali come lo è lei, noi che magari abbiamo più da offrire, perchè stiamo con le mani in mano?
Perchè non alziamo un dito invece che solo qualche parola delle quali molte son solo per compassione?
Suor Maria Rosa, ha passato due mesi in Uruguay quando qui era estate e lì era pieno inverno. Ha dato la sua disponibilità nel lavoro ad Emmaus, una casa che si preoccupa della nutrizione ed istruzione degli altri. Per questo è stata ringraziata dal primo istante in cui ha poggiato il piede sul terreno uruguaiano all'ultimo quando, malinconicamente, l'ha alzato. Concluse così il suo racconto, che si vedeva narrasse dal cuore. Quest'esperienza serve a tutti noi, a loro che sono state là ad aiutare e a noi che le abbiamo ascoltate. Dobbiano accorgerci di tutte queste ricchezze. Siamo parte del mondo, lo dobbiamo far crescere. Quanto amore hanno da dare quelle persone, e quanto noi ne ricerchiamo!
Lucia Buratti e Sabrina Rago (IV liceo)

Festa Missionaria 2011

Carletto e la missione
Oggi 22 Ottobre, giorno della Festa Missionaria presso il centro Asteria si è svolto lo spettacolo incentrato sulle missioni. Ci sono state due testimonianze di persone che hanno visitato le missioni. Per aiutare a capire meglio il significato della missione sono stati inseriti alcuni divertenti sketch in cui
venivano attualizzate le missioni presentate. Il protagonista è stato interpretato da Marco Mozzarelli, un ragazzo di seconda liceo. A riguardo dello spettacolo lui ha dichiarato:" E' stato un lavoro lungo e complesso ciò nonostante è stato bello lavorare con tutti i miei amici e compagni".
Secondo alcuni genitori intervistati, è stata molto significativa e toccante la testimonianza della studentessa universitaria che ha trascorsola scorsa estate cinque settimane in Congo. Sono state di molto impatto le foto che ritraevano persone che, pur essendo ammalate, non perdono la voglia di sorridere. Uno dei momenti più divertenti è stato il balletto messo in scena dai ragazzi di prima e seconda liceo. Abbiamo allora deciso di intervistare uno dei ragazzi che hanno fatto il balletto. Abbiamo allora deciso di intervistare  Edoardo Trombini dopo la conclusione dello spettacolo e lui ha dichiarato: " Ero molto agitato e avevo paura di sbagliare ma ero convinto che sarebbe andata bene perchè io e i miei amici abbiamo provato a lungo e con passione durante questa settimana".

Chiara Minafra, Priscilla Russo, Giovanni Denardi, Andrea Vendramini e Andrea Pesarin (III liceo)

Tempo di festa al Cocchetti

Festa Missionaria del 22 Ottobre 2011


Quest'oggi è una giornata speciale per la scuola, infatti si è tenuta la festa missionaria  che, secondo alcuni alunni, è riuscita molto meglio rispetto agli anni precedenti. In particolare, chiedendo ai genitori ed ai bambini, è risultato che il "banchatto dell'infanzia" è stato il più divertente.
Quest'ultimo appunto, è stato organizzato prendendo spunto dagli anni passati: infatti era diviso in quattro giochi diversi.
Il primo riguardava un percorso ad ostacoli tra le bottiglie che i bambini dovevano affrontare bendati; il secondo, invece, era un gioco di abilità e precisione: consisteva nel centrare con una pallina il foro situato al posto della faccia di un personaggio dei cartoni animati.
Il terzo gioco riguardava l'equilibro poichè i bambini dovevano saltare con due palline in mano tra i cerchi posizionati per terra; mentre l'ultimo gioco era il più gettonato di tutti: il gioco dei barattoli, ovvero i bambini avevano a disposizione tre lanci per cercare di buttare giù più barattoli possibili.
Una novità di quest'anno è stata la partecipazione dei ragazzi del liceo che anno dimostrato di sapersi relazionare coi bambini rendendo più gioiosa la pertecipazione ai giochi. Lo staff del liceo si dice oltremodo entusiasta di aver partercipato al successo del banchetto.
I più piccoli dicono: "il più bello è stato quello dove butto giù le lattine" e "qui mi diverto perchè posso giocare insieme agli altri''. Un signore racconta: '' la festa è stata interessante e piacevole anche per il fatto positivo della raccolta fondi per la scuola dell' Abruzzo e per l'atmosfera che si è creata". I nonni ci suggeriscono che questa giornata è stata molto bella per i bambini e per l'idea di fratelanza rafforzata allo stare insieme. Grazie all'impegno di molti, al tempo favorevole, ai sorrisi ed alla partecipazione di grandi e piccini, la festa è stata gradita non solo dai bambini, che erano quelli più coinvolti, ma anche dai parenti, amici ed ex-allievi che hanno visto e percepito questo sentimento di gratuità ed amicizia.  
Trudy Rovescala (IV liceo)

Il ricordo del motociclista scomparso

Sic, sarai sempre nei nostri cuori!
Nonostante fosse una domenica mattina molti ragazzi erano già incollati davanti alla tv a guardare il Moto Gp. Scommetto che erano lì per il per il "Doctor" e il "Sic" più che per il motociclismo e non immaginavano assolutamente la tragedia che stava per accadere. Ci ha colti di sorpresa e ci ha spiazzati tutti, anche coloro che non tifavano per lui. Marco Simoncelli aveva 24 anni e ci ha lasciati così, in quella maledetta mattina d'autunno e ha creato un vuoto enorme. E' morto durante l'incidente svoltosi  alla seconda curva del circuito di Sepang,in Malesia, che ha visto cinvolti anchei piloti Colin Edwards e Valentino Rossi. I momenti più dolorosi sono stati quelli appena dopo l'accaduto: noi telespettatori ci culliamo nella speranza che non sia niente di grave solo un incidente che a volte capita nel motociclismo, ma ci sono delle eccezioni dove il pilota perde la vita e questa è una di quelle. Ciò che rimane in mente per chi lo ha visto sono le immagini dell'incidente, Marco che in tutti i modi cerca di recuperare l'errore della curva, forse ha pensato che poteva "tenerla", forse poteva rimediare, ma i forse non fanno la storia e come non fanno la storia non salvano la vita.
Per i genitori è un dolore ancora più grande, la perdita di un figlio: una cosa molto difficile da superare, anzi forse che non si supera mai.
I soccorsi sono praticamente inutili, Marco ci ha lasciato per sempre; rimane una grande amarezza, un'immensa rabbia, mentre la coscienza incalza ancora:   "Forse sarebbe stato meglio non fare il motociclista?", ma in fondo se per paura di inciampare non scendessimo dal letto ogni mattina per abbracciare la vita con la fatica del lavoro ed il sogno dei nostri desideri, non sarebbe la stessa cosa che morire trecentosessantacinque giorni all'anno in quella curva?

Ciao Sic,
che noi tutti possiamo avere il tuo stesso coraggio e scendere dal letto!
Dario Zerbino (2°A)

lunedì 28 novembre 2011

Quattro chiacchiere con le suore di una volta

Un tuffo nel passato
In occasione dei 60 anni compiuti dalla nostra scuola ci siamo documentate (intervistando suore, insegnanti ed ex alunni) per farci raccontare brevemente com'erano in passato gli alunni della Cocchetti. Cominciamo a dirvi che le suore Dorotee hanno sempre insegnato ai loro ragazzi che la vita è un dono prezioso e che è importante l'aiuto verso il prossimo. C'è sempre stata aria di familiarità, come ci raccontano gli ex alunni e tanta voglia di lavorare insieme. Molti anni fa, al mattino, una suora distribuiva la merenda per l'intervallo che, nei giorni di pioggia, si svolgeva nel seminterrato; come adesso, nei momenti di svago, ai maschi piaceva giocare a calcio, mentre le femmine preferivano la pallavolo. Gli alunni erano più disciplinati e vestivano un grembiule: per i bambini blu e per le femmine nero con il colletto bianco. Varie suore ci hanno riferito che i ragazzi erano più aperti all'amicizia e più riconoscenti verso le insegnanti. Si facevano anche vari lavori manuali in occasione delle feste, ad esempio quella di San Patrizio: una pesca benefica speciale. Agli alunni si mostravano diapositive che illustravano vari aspetti del Terzo Mondo per far loro capire che ci sono tante persone meno fortunate di noi. In più c'erano attività sportive e non molte gite, che talvolta si svolgevano di Sabato e di Domenica... La scuola aveva un grande giardino ben curato e un orto con vari alberi; scienze motorie spesso si poteva svolgere all'aperto. Nei primi anni della scuola, per aiutare gli alunni a comprare il materiale (fogli, quaderni, penne) c'era una cartoleria. Inoltre c'era un servizio pullman che prendeva e riportava i ragazzi alle proprie case. Si capisce che ci sono stati tanti cambiamenti nel tempo, ma ancora oggi le nostre insegnanti e le suore continuano a proporci come allora i valori dell'amicizia, della solidarietà e della pace!
                                                Alessandra Nicosia e Miriana Opramolla (2°B)

giovedì 24 novembre 2011

Città unita da un'alluvione

Un disastro inaspettato
Uno per tutti - Tutti per uno
Venerdì 4 novembre 2011,356 mm di pioggia pari a un terzo delle precipitazioni di un intero anno, si sono riversate sulla città di genova. Poco dopo le 13.00, nel quartiere di Marassi l'onda di piena del torrente Ferreggiano è arrivata all' improvviso ed ha travolto tutto: persone, autobus, macchine.
Li ha scaraventati a valle per centinaia di metri inondando ogni antro, dei palazzi. Sei morti annegati una città per sempre ferita dallo tsunami d'acqua dolce, a cui non tutti, nonostante l'allerta avevano creduto.
Il Ferreggiano si è ripreso il suo alveo mangiandosi la strada che gli era stata costituita sopra.
Il fiume Bisagno ha fatto il resto,travolgendo la boscaglia che nel suo letto non avrebbe dovuto esserci.
Sono anni che si sa esattamente dove il paese è più fragile e dove si rischia la vita, stragi come quella di Genova, se non si possono prevedere, si possono evitare con quella prevenzione del rishio idrogeologico che l' Italia ha abbandonato nella seconda metà degli anni 2000, perchè per questa prevenzione, occorrevano molti soldi .
Ma nel disatro accaduto anche per la manipolazione sconsiderata dell'uomo sull'ambiente, abbiamo assistito ad un grande manifestazione di solidarietà;  dove anche ragazzi usciti da scuola avevano come priorità di andare ad aiutare chi aveva perso tutto.
Chiara Mozzarelli e Beatrice Molaschi (2°A)

Un po' di notizie sul grande personaggio

Marco Simoncelli, l'indimenticabile campione
Il ricordo di amici e  fans
Marco Simoncelli ha perso la vita in gara, nel Gp della Malaysia, dopo una scivolata che, invece di portarlo fuori dalla pista, lo ha trascinato sotto le ruote di Colin Edwards e di Valentino Rossi. Nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, ma residente a Coriano (Rimini), Marco comincia a correre giovanissimo, già a sette anni nelle minimoto.
La passione del giovane Simoncelli viene aiutata in ogni modo dalla famiglia, con Paolo, il padre, che arriverà a chiudere la sua attività commerciale per seguire la carriera del figlio. Marco Simoncelli, che si era diplomato in gestione delle comunità alberghiere, è sempre stato un pilota schietto e disponibile. Il suo carattere da combattente lo ha sempre contraddistinto nei duelli in pista. Famosa la frase del suo amico\rivale Valentino Rossi che aveva detto di Marco: "Fare un duello con lui è come andare a fare a botte con uno più grande di te, sai che le prendi".
In effetti il fisico ha sempre contraddistinto il Sic. Troppo grande per la 125 e per la 250 in entrambe le categorie si dovette lavorare per costruire dei "codini" più lunghi solo per lui e la stessa cosa è stata fatta anche dalla Honda per permettere a Marco di potersi stendere bene sulla moto in rettilineo. Appassionato di carte da gioco, Simoncelli sfidava spesso giornalisti e meccanici a tre sette e sul tavolo era spontaneo come lo era in pista. Marco, infatti, nonostante le contestazioni dei suoi colleghi per la guida aggressiva, ma mai scorretta, ha sempre risposto direttamente alle critiche, senza alcune timore reverenziale.
Indimenticabili i suoi funerali, dove erano presenti centinaia di persone giunte sin lì per dare l'ultimo saluto ad un grande pilota italiano, ma soprattutto ad un grande uomo. Durante essi era presente anche il suo caro amico Valentino Rossi.
Con la perdita di Marco Simoncelli, salgono a tre i piloti deceduti in gara nell'era moderna del mondiale (Daijiro Kato il 20 aprile del 2003 a Suzuka, Shoya Tomizawa il 5 settembre 2010 a Misano Adriatico e Marco Simoncelli a Sepang, il 22 ottobre 2011).
Sono state tante le iniziative in memoria. L'ultima e forse la più forte è quella presa dagli oraganizzatori del circuito di Misano: l'impianto di Santa Monica è stato intitolato alla memoria di Marco Simoncelli. La conferma arriva da Luca Colaiacovo, presidente del Santa Monica SPA. "Lo dobbiamo alla memoria di Sic, alla sua famiglia, alle centinaia di migliaia di fan che ne ammiravano il coraggio e l'umanità, alle tante personalità del mondo sportivo e dei media che si erano fatti interpreti di questo vero e proprio moto popolare, spontaneo e commovente. Siamo quindi felici e orgogliosi di associare l'impianto di Misano a Marco Simonceli, un fuoriclasse nello sport e nella vita" ha spiegato il presidente del circuito di Misano, che dunque dalla prossima stagione sarà intitolato alla memoria di questo giovane pilota scomparso in pista nelle scorse settimane. Inoltre, spiega Colaiacovo, "incontrerò la famiglia per annunciare la nostra decisione e porteremo avanti un lavoro con la Fondazione intestata al pilota e che vogliamo sia il più possibile partecipato e ampio, conivolgendo fan club e appassionati". Iniziative dunque concrete probabilmente per la sicurezza e che dovranno essere da esempio per tutti i giovani.
Malgrado siano trascorse già alcune settimane dal tragico incidente di Sepang, la sua mancanza si fa sentire sempre di più, specie tra i tantissimi fan che erano soliti seguirlo su Facebook o sul sito personale. Proprio su Marcosimoncelli.it è comparsa una tenera lettera della sua fidanzata Kate, dove ricorda quanto il Sic amasse aggiornare e tenere d'occhio il suo profilo sul social network, che attualmente conta oltre 500.000 fans. Ognuno cerca di ricordarlo a suo modo, chi con una lettera, chi con un'e-mail e chi ha pensato di dedicargli uno splendido murales visibile a Rimini.
Durante l'ultima gara è entrato nel box Gresini, con una certa cautela, ma soprattutto sorridendo, Alvaro Bautista, che è colui che è stao scelto per salire sulla moto che fu di Marco Simoncelli.
Il tempo passa, ma il dolore per la sua perdita è ancora vivo e probabilmente lo sarà per sempre. La mamma, il papà, la sorella Martina e la fidanzata Kate stanno vivendo un vero e proprio incubo. Riuscire a farsi forza e ad andare avanti sapendo che Marco non c'è più, non è facile.
Enrico Maraboli (2° A)

martedì 22 novembre 2011

Tempo di cineforum per i ragazzi del liceo

Venerdì, tutti al cinema!
Venerdì, ultima ora di scuola...
"Ciao, a stasera!". "Come a sta sera?". "Ti sei dimenticato che c'è il Cineforum a scuola?".
Già, proprio così. È già da quasi un mese che il Biennio del Liceo Scientifico si ritrova ogni due settimane, il venerdì sera, per l'appuntamento al Cineforum.
L'idea, proposta dai coordinatori di classe e accolta a gran voce da noi studenti, è ormai un evento stabile al quale partecipiamo quasi tutti. La serata si svolge quasi sempre allo stesso modo: arrivati a destinazione, si mangia insieme una pizza, si passa un momento di svago e poi si guarda insieme il film della serata. Il tema che per ora stiamo seguendo è l'Amicizia.
I film che abbiamo visto sono "Il mio migliore amico", "Gran Torino"e "Stand by me". Dopo la visione dei film, si tiene in genere un momento di riflessione, dove ciascuno racconta agli altri le proprie impressioni sul film appena visto.
Parlando da studente, la cosa che mi è piaciuta di più sta nel fatto che il film non viene guardato in maniera superficiale, ma ognuno sa dare osservazioni profonde sul film, che rimane impresso nelle nostre memorie, tanto che ancora oggi a scuola parliamo di Gran Torino come se fosse l'ultimo successo del cinema...
Federico Doti (I liceo)

lunedì 21 novembre 2011

22 ottobre 2011 - Strani movimenti al Cocchetti

E' festa per tutti
La tradizionale giornata dedicata alla missione
La festa è appena iniziata, i banchetti stanno terminando l'allestimanto e noi, attratti dalla moltitudine di colori e profumi, ci dirigiamo verso il banchetto che propone biscotti spagnoli.
L'allestimento è interamente rosso e giallo; notiamo subito un'originale bandiera spagnola composta da tappi di plastica. Enrico, di 2^ media, ci dice che questi biscotti sono dietetici, perchè senza burro, ma sfortunatamente il forte gusto di anice non incontra il gusto dei clienti.

Accanto al banchetto spagnalo, abbiamo quello con a tema la Scozia, dove sono in vendita gli shortbread, i tipici biscotti scozzesi. Il nome "shortbread" si riferisce alla particolare friabilità di questo tipo di biscotti ("short" è un termine in disuso per friabile). Alcuni reporter del nostro gruppo, attratti dalle confezioni invitanti, non si fanno scappare l'occasione per assaggiarli.

Più dislocato, il banchetto dei "Biscocchetti", golosi biscotti a forma di C che celebrano il 60° anniversario dell'istituto.Vincenzo ci spiega la lavorazione dei biscotti, preparati dalle classi prime, ricoperti di cioccolato, con scorza di limone, con pallini argentati. Il punto forte di questo banchetto, ci dice la professoressa Cappabianca, è l'entusiasmo dei ragazzi, che ci accolgono con vivace allegria.

Ci avviciniamo poi al gazebo dell'openday, dove ragazzi di terza media, tra i numerosi volantini mossi dal vento della fredda mattinata, ci mostrano il loro stand. "I cartelloni - ci dice Matteo - presentano la scuola attraverso foto di attività e illustrano la storia della scuola".

E la voce dei piccoli?

Francesca, di 9 anni, ci racconta con entusiasmo dello spirito di squadra che ha notato tra i ragazzi del liceo che hanno animato i giochi. La piccola ha colto nel segno: in effetti, la collaborazione e la motivazione alla causa ci sono sembrati i punti forti della festa.

Sara Marinoni, Andrea Ferrari, Riccardo Sacchi, Allegra Bombelli (III-IV liceo)

60 anni insieme: una tradizione che si rinnova

La storia del Cocchetti
Intervistando la mia mamma (ex alunna della scuola) ed alcune suore...

Negli anni '70 nelle aule c'erano più di trenta alunni, poi è entrata in vigore una legge che vietava di avere così tanti ragazzi per classe.
Nella scuola oltre alla media c'era anche l'Istituto Professionale, dove insegnavano alle ragazze "il lavoro d'ufficio": varie ditte venivano a richiedere le diplomate più capaci.
Le gite con i genitori non erano frequenti come adesso; dopo la scuola c'erano gruppi parascolastici, in cui le femmine lavoravano all'uncinetto, ricamavano e cucivano, invece i ragazzi facevano sport o venivano aiutati dalle suore a svolgere i compiti.
A Natale la festa si faceva invitando anche scuole esterne.
Al posto del terrazzo c'era il giardino, curato dal Signor Casalis; c'erano piante di albicocche, mele, pesche, agrumi vari ed arbusti.
Durante l'estate le suore portavano i ragazzi al mare a Ceriale o a Temù e poi a Villa Dalegno.
Allora le classi avevano i banchi di legno e le lavagne a gessetto; d'estate  si faceva disegno nel giardino, dove c'era anche una grotta con la statua della Madonna; invece d'inverno si disegnava dove ora c'è l'aula rossa.
Al posto dell'aula di informatica c'era l'aula di dattilografia, dove le ragazze imparavano ad usare la macchina da scrivere.
Nel 1970 non si faceva ancora la festa missionaria.
Nella mensa cucinavano le suore per quasi cento alunni della materna ed altrettanti delle elementari.
A volte durante le ore di scienze si utilizzavano le piante del giardino per far vedere agli alunni il cambiamento delle stagioni; nell'attuale aula blu c'era il refettorio, dove mangiavano le suore dopo aver cucinato per gli scolari.

Marco Maggi (II B)

giovedì 17 novembre 2011

Tre giorni di convivenza a Temù

Iniziamo in grande!
Dal 15 al 17 settembre le classi del biennio in Valcamonica
La I e II liceo scientifico quest'anno hanno iniziato l'anno scolastico con un'esperienza di convivenza e socializzazione nella casa delle suore a Temù.  Sono stati giorni indimenticabili e fantastici, che non potrò mai dimenticare! Prima di partire non avrei mai pensato che mi sarei divertita così tanto e neanche che avrei fatto amicizia così velocemente!
Non ho trovato nessun aspetto che si possa definire negativo: il viaggio di andata, l’accoglienza a Temù, la disposizione delle camere, i giochi di squadra, la storia del partigiano Carmelo, i momenti di preghiera, la sveglia mattutina, è stato tutto positivo anche la camminata in montagna è stata meno faticosa di quel che pensavo, ma soprattutto le risate sono state notevoli.
Ero molto agitata prima di partire, non sapevo come mi sarei trovata con i nuovi compagni, avevo molti dubbi ed ero incerta su come comportarmi. Ma dopo solo un’ora che ero salita sul pullman, che ci avrebbe portato a Temù, già avevo fatto amicizie e stavo scherzando divertendomi veramente tanto.
Le suore ci hanno accolto calorosamente e ci hanno presentato brevemente la casa con le rispettive camere.
I professori ci hanno fatto faticare molto perché non ci davano spesso molto tempo per riposare, ma con gli amici anche la stanchezza veniva meno.
Ci hanno fatto raccontare una storia di cui ognuno di noi doveva narrare una parte ed alla fine io ero l’ultima che doveva concluderla. Dato che la storia non aveva senso, è stato complicato trarne una conclusione, per questo l’ho terminata introducendo addirittura la fine del mondo!
La camminata in montagna è stata particolarmente faticosa perché era ripida e molto molto lunga!
Quando finalmente siamo giunti in un’area pic-nic attrezzata con dei tavoli e vicino a un lago, abbiamo fatto merenda e siamo entrati nel lago a bagnarci i piedi. Il momento successivo a questo mi ha particolarmente colpito: don Martino, che ci aveva raggiunto nel pomeriggio, ha celebrato la S. Messa.
Durante la celebrazione, abbiamo acceso un fuoco in cui abbiamo bruciato dei foglietti nei quali avevamo scritto del pensieri, dei nostri errori commessi oppure un avvenimento che ci aveva lasciato l’amaro nel cuore. La finalità di questo atto era quello di liberarci da quell’errore o sentimento che tenevamo dentro di noi. Dopodiché ci hanno fatto giocare a stratego, un gioco divertente quanto faticoso e complicato.
La mattina, alzarci era traumatico: la sveglia era abbastanza presto e il suono era terribile per le nostre orecchie: “Dragon ball”! Don Martino aveva messo la sigla di “Dragon ball” come sveglia!
Una sera abbiamo giocato tutti insieme a Cluedo. Quando una persona parla di Cluedo non si aspetta certo che tra le “punizioni” che la squadra deve effettuare ci sia anche quella di far entrare all’interno della bocca un pezzo abbastanza lungo di carta igienica senza utilizzare le mani! Mattia Pravettoni mi ha sorpreso particolarmente per la sua abilità in questa pratica. Dato che la punizione della carta igienica avveniva solo se, tirando il dado, usciva il numero 5, tutti quanti eravamo particolarmente spaventati. Per fortuna io l’ho evitata.
Il momento della preghiera serale era molto bello e profondo. Ci riunivamo tutti quanti in una saletta e lì, formando un cerchio, dopo che la professoressa Casella aveva letto una parte della Bibbia, ogni professore la commentava dicendo frasi particolarmente toccanti e che facevano riflettere.
Un’altra attività interessante è stata quella di tracciare su fogli giganti le nostre impronte disegnando poi all’interno le nostre paure, i nostri sogni e le nostre passioni. Queste impronte sono ora appese nella nostra classe.
Lo stesso giorno in cui le abbiamo presentate ai nostri compagni, ovvero il giorno della partenza, suor Emilia che è una suora missionaria che era venuta a Temù casualmente e non sapeva della nostra presenza, ci ha parlato di che cosa significhi "fare missione". Abbiamo meditato parecchio sul significato di questa parola e abbiamo capito che per fare missione non è necessario andare in paesi poveri come l’Africa, ma che possiamo operare nella vita di tutti i giorni.
Durante i tre giorni di permanenza abbiamo avuto così diverse occasioni e spunti di riflessione su tematiche importanti senza che questo appesantisse il clima gioioso che si era creato.
Non avrei mai pensato che questa gita di convivenza sarebbe stata così divertente quanto educativa e questo è un altro motivo per cui mi è particolarmente piaciuta.
Simona Rago (I liceo)

martedì 7 giugno 2011

Intervista al prof. Cartago

Come si chiama? Che materia insegna? Da quanti anni?


Io mi chiamo Andrea Cartago, insegno educazione fisica da circa. Insegno dal 1987 e in questa scuola dal gennaio 1994.

Come si trova qui? Le piace il suo lavoro? Perchè?

Dunque, sono molto contento di lavorare qui, come avete visto è da molto tempo che sto in questa scuola. Il mio lavoro mi piace perchè c'è anche molta collaborazione tra colleghi e poi anche perchè gli studenti hanno sempre voglia di far ginnastica( i maschi vorrebbero fare sempre calcio, ma tutte le volte non si può). Mi piace anche perchè si ha a che fare con le persone.

Quali alternative lavorative aveva oltre all' insegnamento?

Lavorare nel settore sportivo responsabile.

Dove si è laureato?

Io ho frequentato l' ISEF all' università cattolica e mi sono laureato in osteopatia.

Quale metodo didattico adotta per spiegare le nozioni ai propri alunni?

Credo che sia molto importante l'esperienza diretta, gli studenti devono sperimentare le nozioni in modo personale e diretto; a volte faccio seguire il percorso inverso: prima la lezione e poi la dimostrazione pratica. Naturalmente devono rispettare le regole.

Quali sport fa fare in palestra?

Principalmente calcio, pallavolo, basket, scherma, atletica leggera e anche mini hockey.

Alunno ideale?

Mah, il mio alunno ideale è quello che capisce quando parlare e quando ascoltare, che si mette in gioco e prova a fare una cosa anche se non gli va, che fa fatica ma che però supera i limiti.

Come sono le classi?

Disciplinate.

Gita ideale?

Tipo trekking o sulla neve.

Cosa voleva fare da piccolo?

Mi sarebbe piaciuto tanto fare l' astronauta, non so bene perchè.
Lorenzo Frigoli

mercoledì 25 maggio 2011

A colloquio con un'ex-alunna

Intervista a Mariasavina
Che tipo di scuola hai frequentato? Quanti anni fa?
Ho frequentato l’asilo circa 20 anni fa, e le scuole medie circa 11 anni fa.
Che insegnanti ricordi? Ci sono stati cambiamenti?
Mi ricordo la prof. Gioia, la prof. Magani e la prof. Cappabianca; sono cambiate alcune insegnanti, per esempio la mia prof. di tecnica era suor Flaviana.
Ti piaceva questa scuola? Cosa in particolare?
Sì, mi piaceva, in particolare il fatto che essendo piccola si riusciva a conoscere tutti.
In quale sezione eri?
Nella sezione A
Cosa hai provato lasciando la scuola?
Ho scelto io di cambiare scuola, quindi ero contenta, ma mi è mancato molto l’ ambiente.
Sei tornata a scuola per salutare qualcuno? Hai notato qualcosa di diverso?
Sono tornata più volte in occasione degli spettacoli di Natale in cui recitavano le mie sorelle, e ho aiutato una ragazzina come voi a fare i compiti. Ho notato che c’è stata una ristrutturazione ed è cambiata tutta la zona degli uffici.
Qual era la tua materia preferita?
Mi piacevano italiano e storia, mentre non ero molto brava in arte e tecnica.
Perché hai scelto questa scuola?
Ho scelto questa scuola insieme ai miei genitori sapendo che sarebbe stata abbastanza dura, ma mi avrebbe preparato bene alle superiori.    
A quali feste partecipavi? In che modo?
Partecipavo alla festa missionaria, preparando lavoretti o giochi per gli stand.
Quale messaggio ti ha lasciato la scuola?
Ho imparato a stare attenta e ad aiutare sempre gli altri se avevano bisogno. In ambito scolastico mi sono abituata a impegnarmi e a fare molti compiti.
L’ esperienza piu’ bella e quella piu’ triste della scuola?
L’ esperienza più bella che ricordo è la gita in Toscana; quella più triste il brutto voto preso alla seconda lezione del corso di latino: non avevo studiato proprio niente!
Hai piu’ rivisto i tuoi compagni di classe?
Si, ci siamo rivisti per una pizzata durante il primo anno di liceo, mentre alcuni li rivedo nel mio oratorio dato che frequentiamo lo stesso.
Consiglieresti questa scuola? A chi?
Questa scuola la consiglierei ai ragazzi di quinta elementare che devono scegliere le medie dato che io ho frequentato le medie e non il liceo.
Ti ricordi gli esami di terza media?
Mi ricordo che ero tesa, soprattutto all’esame orale, anche se poi si è rivelato una specie di chiacchierata con dei professori con i quali avevo già instaurato dei rapporti di fiducia.
Quali erano i tuoi voti piu’ belli? Quali ti davano piu’ soddisfazione?
I miei voti più belli e quelli che mi davano più soddisfazione erano quelli alti nelle materie dove ero un po’ incapace come in arte e tecnica.                                  
Teresa Formica e Chiara Rapetti

Intervista a suor Dina: colei che ha visto crescere la nostra scuola

Da quanti anni è nella scuola?
Sono nella scuola da tantissimi anni, praticamente da quando è stata costruita.
Che incarichi ha avuto in questa scuola? Come mai è venuta qui a Milano?
Per alcuni anni ho insegnato nelle materne e fu, per me, bellissimo. Poi sono entrata nell’amministrazione, dove sono rimasta per molti anni, e ora mi sono presa un periodo di riposo, così ho più tempo per pregare.
Sono venuta qui a Milano perché ho rispettato il voto d’obbedienza verso i miei superiori nella gerarchia ecclesiastica.
Come mai è nata l’idea di fondare una scuola a Milano?
La scuola è nata nel 1946 per fare da asilo ai bimbi delle mamme che lavoravano nel dopoguerra. I bambini stavano con noi fino a sera, noi li lavavamo, gli davamo da mangiare la minestra e poi le mamme tornavano a prenderli.
Che cambiamento ha notato nella struttura della scuola?
La scuola è cambiata molto, infatti all’inizio era costituita solo da una casetta dove c’era l’asilo, in cui si insegnava ai bambini a pregare e la buona educazione, mentre adesso la scuola è un grande complesso in cui ci sono scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria e liceo.
Ha notato cambiamenti nei ragazzi e nelle famiglie?
Secondo me, i ragazzi sono molto cambiati a causa dei nuovi stimoli, non sono più in grado di “gustarsi” la natura e cercano di svagarsi con i nuovi giochi che non sono invece arricchenti.
Che contatti ha con gli ex alunni?
Vedo spesso i “miei bambini”, ora adulti, che hanno frequentato la scuola materna.
Secondo Lei qual è il maggior pregio della scuola e cosa c’è da correggere?
Il maggior pregio della scuola è il clima di familiarità qui creato e credo che sia un’ottima scuola con quasi nessun difetto.
Edoardo Cattaneo

Intervista a Lucia e Simone di III liceo

Come vi chiamate?
Siamo Simone Accarino e Lucia Buratti.
Secondo voi com'è il liceo?
Sicuramente è impegnativo e richiede studio e serietà.
Siete qui solo dall'inizio del liceo o anche da prima?
Solo dalla I liceo.
Avete notato dei cambiamenti nella didattica o nella struttura della scuola da quando siete qui?
Ogni anno aumenta la difficoltà e, soprattutto quest'anno, le materie sono sempre più approfondite.
E' bello il laboratorio di scienze e di fisica del liceo?
Il laboratorio è bello e ben strutturato, anche se necessita di molto materiale costoso che spesso finisce.
Abbiamo visto sul video della scuola che avete partecipato ad un laboratorio lunare. Che cos'era?
Il laboratorio è stata un'esperienza molto interessante che ci ha permesso di sperimentare sul campo le conoscenze di scienze e fisica che derivavano dallo studio di questi anni. Inoltre il professore spiegava molto bene. Un'esperienza simile e affascinante è stata anche la visita al laboratorio LA FISICA IN MOTO della DUCATI.
Sono pesanti le lezioni al sabato?
Non sono molto pesanti, anche perchè il sabato abbiamo solo 4 ore e le materie sono leggere (per esempio abbiamo due ore di educazione fisica). Poi preferiamo fare scuola anche il sabato piuttosto che avere più ore negli altri giorni della settimana.
Che cosa proverai quando lascerai questa scuola?
Sicuramente proveremo nostalgia degli ottimi compagni e degli insegnanti, ma questo significherà per noi una nuova opportunità di crescita, perchè andremo all'università.
Giovanni Bargiggia ed Edoardo Cattaneo

Intervista ad alcuni alunni di I liceo

Come vi chiamate?
Siamo Marco, Mattia, Edoardo di I liceo.
Che differenza avete riscontrato tra la scuola media e quella superiore?
Il rapporto con i professori: non sei seguito come alle medie, perciò devi imparare sempre di più a lavorare e studiare in modo autonomo.
Quali differenze nella didattica hai notato tra le medie e le superiori?
C'è un diverso metodo di lavoro che tende a responsabilizzare gli studenti; non sempre ci controllano i compiti, ma ci siamo resi conto che l'esercizio è importante per capire e diventare sicuri.
Quali difficoltà trovi nelle verifiche?
Sono sicuramente più complicate, rispetto a quelle degli anni scorsi: per esempio al posto di essere su un capitolo, sono su più capitoli e gli argomenti sono più difficili. Però se studi con costanza, non c'è niente di impossibile.
Secondo voi, le lezioni del liceo sono più approfondite di quelle delle medie?
Sicuramente sì e poi ci viene lasciato anche spazio per un ulteriore approfondimento da fare a casa.
Quali materie vi piacciono più?
Matematica e latino.
Qualcuno di voi è mai stato anche in un'altra scuola?
Rispondo io, Edoardo: all'inizio di quest'anno mi ero iscritto in un altro liceo, ma poi sono tornato qua dove mi trovo meglio.
Le valutazioni sono più rigide di quelle delle medie?
Non si può fare un discorso generale, anche se in linea di massima possiamo dire di sì.
Matteo Gatti e Matteo Maran

Intervista alla prof. Mariagrazia Cappabianca

Da quanti anni insegna  a scuola?
Insegno da più o meno 20 anni
E’ stata anche  ex alunna ?
No
 Perché ha deciso di insegnare in questa scuola?
Sono capitata qui  conoscendo suor rosa: mi ha spinto a continuare il fatto che  c’è molta collaborazione fra docenti,  si lavora bene con le famiglie e soprattutto con i ragazzi.
Ha notato cambiamenti nei ragazzi in questi anni?
Rispetto a 20 anni fa, i ragazzi d’oggi sono molto più “svegli”, perché hanno molte più informazioni  dall’ esterno.
Un loro principale difetto è quello che, quando incontrano una  difficoltà, si abbattono facilmente;  sembrano essere più fragili dei ragazzi di una volta, che si mostravano molto più tenaci e più autonomi.
L’attività didattica è cambiata in questi anni?
L’attività didattica è un po’ cambiata, bisogna essere più pazienti.
Cosa le piace di più del suo lavoro?
Mi piace soprattutto perché lavoro con le persone e mi piace quando riesco a comunicare le mie passioni.
Ha sempre insegnato la stessa materia?
Ho sempre insegnato tecnologia e arte. una volta ho insegnato storia dell’arte al liceo.
Cosa prova quando lascia gli alunni di terza media?
Anche se molte volte non riesco a farlo vedere, provo molta nostalgia a  lasciarli andare, ma sono contenta per loro  perché so che stanno crescendo.
L’esperienza più bella che ha vissuto? e quale la più triste?
20 anni fa hanno beatificato Madre Annunciata ed è stata una bellissima esperienza perché ho anche incontrata Giovanni Paolo II.
Sono felice anche quando un mio ex alunno mi viene a trovare e mi racconta la sua esperienza.
L’esperienza più triste è stata vedere mancare alcune suore che un tempo c’erano e quando qualche docente cambia scuola.
Perché consiglierebbe la Cocchetti a un nuovo alunno?
Perchè si impara divertendosie vi si trova un ambiente molto bello e accogliente e c'è un'ampia organizzazione.
E poi consiglierei questa scuola perchè qui si pongono le basi per le conoscenze future.
Irene Meucci                                                 

lunedì 23 maggio 2011

Recensione film : Beastly

Ciao ragazzi, sono Vera!
Oggi vi voglio raccontare del film appena uscito nelle sale: Beastly.
Il film è molto simile a "La bella e la bestia", la favola che tutti noi conosciamo e amiamo, solo che è ambientata al giorno d'oggi. Un ragazzo ricco e presuntuoso viene trasformato in mostro per imparare a farsi apprezzare per la sua interiorità. Questo giovane ha un anno per farsi amare in particolare da una ragazza, ci riuscirà? Sarà in grado di abbattere il suo egoismo per pensare anche alle persone a cui vuole bene?
Lo scoprirete solo andando a vedere al cinema Beastly: una favola che colpisce i nostri sentimenti più profondi, un insieme di tantissime emozioni che ti fanno capire che l'importante è essere e non apparire.
Questo film è assolutamente da andare a vedere, a me è piaciuto moltissimo e spero piaccia anche a voi!!!

Ciao!
La vostra Vera!!

INTERVISTA ALLA PROF. CALECA

Come si chiama? Che materia insegna? Da quanti anni?
Mi chiamo Valentina Caleca. Insegno filosofia e storia al triennio. Complessivamente insegno da sei anni, ma in questa scuola solo da quattro.
Come si trova qui? Le piace il suo lavoro? Perchè?
Mi trovo bene, anche perchè con i colleghi c'è molta collaborazione, insieme cerchiamo il modo di crescere come adulti i nostri alunni. Ho scelto di laurearmi in filosofia perchè in me è nato l' amore per la sapienza. La filosofia, infatti, non ha uno scopo pratico, ma cerca con la ragione di dare una risposta ai perchè.
Quali alternative di lavoro oltre all' insegnamento?
Avrei scelto sempre un lavoro in cui si interagisce con le altre persone, come dei lavori nelle risorse umane nelle aziende, anche se da piccola mi sarebbe piaciuto fare la cantante.
Dove si è laureata?
All' Università Cattolica del S.Cuore di Milano.
Quale metodo didattico predilige per spiegare gli argomenti ai suoi studenti?
Di solito la lezione fronale ( l' insegnante spiega e gli alunni prendono appunti),
ma apprezzo anche l' utilizzo di power point, di filmati e approfondimenti su cui discutere. Secondo me il confronto è importante, il dialogo, con il quale si possono accogliere opinioni diverse dalle persone.
Quale obiettivo si è prefissa con i suoi studenti?
Cercare di avere presente chi ho davanti, perchè così si possono aiutare gli studenti dal punto di vista didattico e personale. Ci tengo a che gli studenti sappiano bene la materia da studiare, per  portarli a fare il massimo.



                                                         Lorenzo Frigoli, Christian Costa, Marco Carrozzo, Enrico Malerba

Recensione Film: Fast And Furious 5

Oggi vorrei parlarvi di un film che ha portato azione, divertimento, adrenalina e musica a delle semplici gare di automobilismo...
Ovviamente sapete tutti di cosa parlo, vero!?
Parlo di "Fast And Fuorinos" un film che ha fatto fuorore in tutti gli USA, ma soprattutto in  Europa!
Per chi conoscesse già la trama o lo avesse già visto, non mi resta altro che fargli i complimenti per il buon gusto e fargli sapere che, sulle pagine di internet, si parla già di una prosecuzione del film in cui accadranno cose davvero innaspettate e ci saranno molti colpi di scena.
Lo consiglio a coloro che amano le automobili, l'azione, il divertimento e posseggono una buona dose di coraggio a motivo delle scene un po' forti; inoltre, vi devo avvisare che è la continuazione di ben altri quattro film, quindi per coloro che lo volessero seguire dall'inizio, cerchino in streaming o in DVD "Fast And Fuorions 1-2-3-4" .
Cosa dirvi ancora ...
Ricordate solamente che le famose gare non vengono fatte solo allo scopo di divertirsi ad infrangere la legge, ma contribuiscono anche a cambiare delle situazioni in un paese impoverito dalla mafia.
Ok, ora tocca a voi correre al cinema per gustarvi un ottimo film.
Un bacione. Migia
Giorgia Migliuri

Pallavolo: 5°posto non meritato !!!

In contemporanea con il torneo di calcetto, il 10 aprile si è disputato anche il torneo interscolastico di pallavolo a staffetta delle classi II e III medie.
Purtroppo, nonostante l’impegno profuso, la nostra scuola si è qualificata solo 5°.
Un alunno della II media, Enrico Malerba, ha constatato alla fine del torneo che le II medie si sono impegnate molto, anche se potevano fare di più.                                                                                                       
                                                                 Mattia Ugazio     

La Cocchetti all'Arena

Il 16 aprile all’Arena Civica di Milano si sono invece svolte le gare di atletica di tutte le classi delle medie.
Durante la giornata sono arrivate numerose medaglie per la scuola Cocchetti :
-Oro per Annagiulia Longoni (II A) arrivata 1° nel salto in lungo impressionando favorevolmente il pubblico dell’Arena;
-Argento per Irene Meucci (II B), arrivata 2° nel lancio del vortex e nella resistenza, un risultato eccezionale data la difficoltà della prova.
-Bronzo per Martina Patruno (II B)sempre nel salto in lungo.
Per quanto riguarda, invece, la resistenza maschile, anche se non è arrivata la medaglia, i risultati sono stati buoni:
-Enrico Malerba (II A) è arrivato 6° dopo una ottima partenza.
Nel complesso la scuola Cocchetti  può ritenersi soddisfatta dei risultati ottenuti nei due giorni di gare svolti.
Mattia Ugazio

Ecco a voi gli accessori giusti per essere al centro dell'attenzione

Estate vuol dire anche uscire con gli amici e le amiche e, per essere al centro dell'attenzione, devi avere gli accessori giusti.
In questa pagina troverete tutti i migliori consigli per essere al massimo dello splendore!
Questi bellissimi orecchini della TSC jewels sono perfetti per delle serate con gli amici, sono abbinabili a qualsiasi capo di abbigliamento.
Questa estate non ti possono mancare!
Sempre della TSC jewels, questo bellissimo set completo di: collana, orecchini e anello sono adeguati ai party estivi, il loro colore argento vero è abbinabile a qualunque capo d'abbigliamento; se proprio volete anche il bracciale (per essere al top) lo si può abbinare facilmente a un braccialetto argento, magari adornato dai piccoli cuoricini.
Passiamo dai gioielli alle borse.
Per essere bellissima vi propongo questa borsa e questa  pochette della TSC jewels. Sono adornate con stampe colorate di varie sfumature di rosa e di azzurro, perfette per la spiaggia, il borsone e per la sera la pochette.
Queste bellissime borse, invece, sono della collezione Miu Miu. Sono delle borsettine veramente piccole, ma sono comode, anche perchè adatte a ogni occasione: per la spiaggia, per il giro con le amiche al pomeriggio e  per la sera! Sono dispomibili  in vari colori.
Marta Molteni, Camilla Rossi, Angelica Torchio ed Elisabetta Caglio