Lasciamoci plasmare dal battito del cuore
22 Ottobre 2011, l'inizio di un messaggio senza fine
Ciò che l' ha colpita è che lì, soprattutto i bambini, gioiscono per nulla e che ogni singolo giorno, ogni istante devono guadagnarsi il presente, mentre qui i bambini hanno già un futuro. E noi? Noi che siamo persone normali come lo è lei, noi che magari abbiamo più da offrire, perchè stiamo con le mani in mano?
Perchè non alziamo un dito invece che solo qualche parola delle quali molte son solo per compassione?
Suor Maria Rosa, ha passato due mesi in Uruguay quando qui era estate e lì era pieno inverno. Ha dato la sua disponibilità nel lavoro ad Emmaus, una casa che si preoccupa della nutrizione ed istruzione degli altri. Per questo è stata ringraziata dal primo istante in cui ha poggiato il piede sul terreno uruguaiano all'ultimo quando, malinconicamente, l'ha alzato. Concluse così il suo racconto, che si vedeva narrasse dal cuore. Quest'esperienza serve a tutti noi, a loro che sono state là ad aiutare e a noi che le abbiamo ascoltate. Dobbiano accorgerci di tutte queste ricchezze. Siamo parte del mondo, lo dobbiamo far crescere. Quanto amore hanno da dare quelle persone, e quanto noi ne ricerchiamo!
22 Ottobre 2011, l'inizio di un messaggio senza fine
Milano- Un sabato come tanti nel capoluogo lombardo. Rumoroso, appannato dal traffico e lo smog, ma ecco che dal nulla che ha coinvolto tante persone e tanto tempo affinchè si esprimesse.
Quel nulla, che ha reso l'istituto Cocchetti, centro di un' enorme goccia di pace. Il 22 Ottobre, infatti, si è tenuta l'annuale "Festa Missionaria" che da tempo, ormai, organizza una mattinata per stare insieme, con uno spettacolo, giochi per i più piccoli e stand culinari. Il ricavato accumulato durante la giornata è stato devoluto ad alcune delle tante associazioni che si occupano di aiutare le persone in difficoltà. Testimonianza dell'importanza di questo appello per la carità, sono state Suor Maria Rosa e Cristina, una studentessa di medicina. Entrambe hanno vissuto un'esperienza di missione, per aiutare gli altri e donare ciò che potevano a questi, per farli sentire amati da loro e soprattutto da Dio, che non si dimentica mai di nessuno, nemmeno di chi sembra essersi perso nell'enorme povertà materiale che lo circonda e nella povertà di animo che è propria di chi vive nelle fortune. Citate così possono apparire come una comune suora, e un altrettanto comune ragazza che studia medicina. Ma possiamo noi, immaginare quanto bene hanno fatto? Riusciremmo a lasciare tutto anche solo per due giorni per volare in una delle città più povere del mondo? Di cui, purtroppo, v'è l'imbarazzo della scelta.
Cristina è stata per cinque settimane in Congo. Ha aiutato in ospedale, per curare i malati ed ha portato un po' di amore tra le persone che prima non avevano nulla ed ora posseggono nelle mani, un pezzo di cuore di questa ragazza. Ha sempre sentito parlare dell' estrema povertà di questi popoli, ma vedersela davanti che ti sfida, le ha toccato dentro dicendo '' non sei abbastanza per sconfiggermi'' ed è decisamente tutta un' altra cosa. Ciò che l' ha colpita è che lì, soprattutto i bambini, gioiscono per nulla e che ogni singolo giorno, ogni istante devono guadagnarsi il presente, mentre qui i bambini hanno già un futuro. E noi? Noi che siamo persone normali come lo è lei, noi che magari abbiamo più da offrire, perchè stiamo con le mani in mano?
Perchè non alziamo un dito invece che solo qualche parola delle quali molte son solo per compassione?
Suor Maria Rosa, ha passato due mesi in Uruguay quando qui era estate e lì era pieno inverno. Ha dato la sua disponibilità nel lavoro ad Emmaus, una casa che si preoccupa della nutrizione ed istruzione degli altri. Per questo è stata ringraziata dal primo istante in cui ha poggiato il piede sul terreno uruguaiano all'ultimo quando, malinconicamente, l'ha alzato. Concluse così il suo racconto, che si vedeva narrasse dal cuore. Quest'esperienza serve a tutti noi, a loro che sono state là ad aiutare e a noi che le abbiamo ascoltate. Dobbiano accorgerci di tutte queste ricchezze. Siamo parte del mondo, lo dobbiamo far crescere. Quanto amore hanno da dare quelle persone, e quanto noi ne ricerchiamo!
Lucia Buratti e Sabrina Rago (IV liceo)
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