lunedì 28 novembre 2011

Quattro chiacchiere con le suore di una volta

Un tuffo nel passato
In occasione dei 60 anni compiuti dalla nostra scuola ci siamo documentate (intervistando suore, insegnanti ed ex alunni) per farci raccontare brevemente com'erano in passato gli alunni della Cocchetti. Cominciamo a dirvi che le suore Dorotee hanno sempre insegnato ai loro ragazzi che la vita è un dono prezioso e che è importante l'aiuto verso il prossimo. C'è sempre stata aria di familiarità, come ci raccontano gli ex alunni e tanta voglia di lavorare insieme. Molti anni fa, al mattino, una suora distribuiva la merenda per l'intervallo che, nei giorni di pioggia, si svolgeva nel seminterrato; come adesso, nei momenti di svago, ai maschi piaceva giocare a calcio, mentre le femmine preferivano la pallavolo. Gli alunni erano più disciplinati e vestivano un grembiule: per i bambini blu e per le femmine nero con il colletto bianco. Varie suore ci hanno riferito che i ragazzi erano più aperti all'amicizia e più riconoscenti verso le insegnanti. Si facevano anche vari lavori manuali in occasione delle feste, ad esempio quella di San Patrizio: una pesca benefica speciale. Agli alunni si mostravano diapositive che illustravano vari aspetti del Terzo Mondo per far loro capire che ci sono tante persone meno fortunate di noi. In più c'erano attività sportive e non molte gite, che talvolta si svolgevano di Sabato e di Domenica... La scuola aveva un grande giardino ben curato e un orto con vari alberi; scienze motorie spesso si poteva svolgere all'aperto. Nei primi anni della scuola, per aiutare gli alunni a comprare il materiale (fogli, quaderni, penne) c'era una cartoleria. Inoltre c'era un servizio pullman che prendeva e riportava i ragazzi alle proprie case. Si capisce che ci sono stati tanti cambiamenti nel tempo, ma ancora oggi le nostre insegnanti e le suore continuano a proporci come allora i valori dell'amicizia, della solidarietà e della pace!
                                                Alessandra Nicosia e Miriana Opramolla (2°B)

giovedì 24 novembre 2011

Città unita da un'alluvione

Un disastro inaspettato
Uno per tutti - Tutti per uno
Venerdì 4 novembre 2011,356 mm di pioggia pari a un terzo delle precipitazioni di un intero anno, si sono riversate sulla città di genova. Poco dopo le 13.00, nel quartiere di Marassi l'onda di piena del torrente Ferreggiano è arrivata all' improvviso ed ha travolto tutto: persone, autobus, macchine.
Li ha scaraventati a valle per centinaia di metri inondando ogni antro, dei palazzi. Sei morti annegati una città per sempre ferita dallo tsunami d'acqua dolce, a cui non tutti, nonostante l'allerta avevano creduto.
Il Ferreggiano si è ripreso il suo alveo mangiandosi la strada che gli era stata costituita sopra.
Il fiume Bisagno ha fatto il resto,travolgendo la boscaglia che nel suo letto non avrebbe dovuto esserci.
Sono anni che si sa esattamente dove il paese è più fragile e dove si rischia la vita, stragi come quella di Genova, se non si possono prevedere, si possono evitare con quella prevenzione del rishio idrogeologico che l' Italia ha abbandonato nella seconda metà degli anni 2000, perchè per questa prevenzione, occorrevano molti soldi .
Ma nel disatro accaduto anche per la manipolazione sconsiderata dell'uomo sull'ambiente, abbiamo assistito ad un grande manifestazione di solidarietà;  dove anche ragazzi usciti da scuola avevano come priorità di andare ad aiutare chi aveva perso tutto.
Chiara Mozzarelli e Beatrice Molaschi (2°A)

Un po' di notizie sul grande personaggio

Marco Simoncelli, l'indimenticabile campione
Il ricordo di amici e  fans
Marco Simoncelli ha perso la vita in gara, nel Gp della Malaysia, dopo una scivolata che, invece di portarlo fuori dalla pista, lo ha trascinato sotto le ruote di Colin Edwards e di Valentino Rossi. Nato a Cattolica il 20 gennaio 1987, ma residente a Coriano (Rimini), Marco comincia a correre giovanissimo, già a sette anni nelle minimoto.
La passione del giovane Simoncelli viene aiutata in ogni modo dalla famiglia, con Paolo, il padre, che arriverà a chiudere la sua attività commerciale per seguire la carriera del figlio. Marco Simoncelli, che si era diplomato in gestione delle comunità alberghiere, è sempre stato un pilota schietto e disponibile. Il suo carattere da combattente lo ha sempre contraddistinto nei duelli in pista. Famosa la frase del suo amico\rivale Valentino Rossi che aveva detto di Marco: "Fare un duello con lui è come andare a fare a botte con uno più grande di te, sai che le prendi".
In effetti il fisico ha sempre contraddistinto il Sic. Troppo grande per la 125 e per la 250 in entrambe le categorie si dovette lavorare per costruire dei "codini" più lunghi solo per lui e la stessa cosa è stata fatta anche dalla Honda per permettere a Marco di potersi stendere bene sulla moto in rettilineo. Appassionato di carte da gioco, Simoncelli sfidava spesso giornalisti e meccanici a tre sette e sul tavolo era spontaneo come lo era in pista. Marco, infatti, nonostante le contestazioni dei suoi colleghi per la guida aggressiva, ma mai scorretta, ha sempre risposto direttamente alle critiche, senza alcune timore reverenziale.
Indimenticabili i suoi funerali, dove erano presenti centinaia di persone giunte sin lì per dare l'ultimo saluto ad un grande pilota italiano, ma soprattutto ad un grande uomo. Durante essi era presente anche il suo caro amico Valentino Rossi.
Con la perdita di Marco Simoncelli, salgono a tre i piloti deceduti in gara nell'era moderna del mondiale (Daijiro Kato il 20 aprile del 2003 a Suzuka, Shoya Tomizawa il 5 settembre 2010 a Misano Adriatico e Marco Simoncelli a Sepang, il 22 ottobre 2011).
Sono state tante le iniziative in memoria. L'ultima e forse la più forte è quella presa dagli oraganizzatori del circuito di Misano: l'impianto di Santa Monica è stato intitolato alla memoria di Marco Simoncelli. La conferma arriva da Luca Colaiacovo, presidente del Santa Monica SPA. "Lo dobbiamo alla memoria di Sic, alla sua famiglia, alle centinaia di migliaia di fan che ne ammiravano il coraggio e l'umanità, alle tante personalità del mondo sportivo e dei media che si erano fatti interpreti di questo vero e proprio moto popolare, spontaneo e commovente. Siamo quindi felici e orgogliosi di associare l'impianto di Misano a Marco Simonceli, un fuoriclasse nello sport e nella vita" ha spiegato il presidente del circuito di Misano, che dunque dalla prossima stagione sarà intitolato alla memoria di questo giovane pilota scomparso in pista nelle scorse settimane. Inoltre, spiega Colaiacovo, "incontrerò la famiglia per annunciare la nostra decisione e porteremo avanti un lavoro con la Fondazione intestata al pilota e che vogliamo sia il più possibile partecipato e ampio, conivolgendo fan club e appassionati". Iniziative dunque concrete probabilmente per la sicurezza e che dovranno essere da esempio per tutti i giovani.
Malgrado siano trascorse già alcune settimane dal tragico incidente di Sepang, la sua mancanza si fa sentire sempre di più, specie tra i tantissimi fan che erano soliti seguirlo su Facebook o sul sito personale. Proprio su Marcosimoncelli.it è comparsa una tenera lettera della sua fidanzata Kate, dove ricorda quanto il Sic amasse aggiornare e tenere d'occhio il suo profilo sul social network, che attualmente conta oltre 500.000 fans. Ognuno cerca di ricordarlo a suo modo, chi con una lettera, chi con un'e-mail e chi ha pensato di dedicargli uno splendido murales visibile a Rimini.
Durante l'ultima gara è entrato nel box Gresini, con una certa cautela, ma soprattutto sorridendo, Alvaro Bautista, che è colui che è stao scelto per salire sulla moto che fu di Marco Simoncelli.
Il tempo passa, ma il dolore per la sua perdita è ancora vivo e probabilmente lo sarà per sempre. La mamma, il papà, la sorella Martina e la fidanzata Kate stanno vivendo un vero e proprio incubo. Riuscire a farsi forza e ad andare avanti sapendo che Marco non c'è più, non è facile.
Enrico Maraboli (2° A)

martedì 22 novembre 2011

Tempo di cineforum per i ragazzi del liceo

Venerdì, tutti al cinema!
Venerdì, ultima ora di scuola...
"Ciao, a stasera!". "Come a sta sera?". "Ti sei dimenticato che c'è il Cineforum a scuola?".
Già, proprio così. È già da quasi un mese che il Biennio del Liceo Scientifico si ritrova ogni due settimane, il venerdì sera, per l'appuntamento al Cineforum.
L'idea, proposta dai coordinatori di classe e accolta a gran voce da noi studenti, è ormai un evento stabile al quale partecipiamo quasi tutti. La serata si svolge quasi sempre allo stesso modo: arrivati a destinazione, si mangia insieme una pizza, si passa un momento di svago e poi si guarda insieme il film della serata. Il tema che per ora stiamo seguendo è l'Amicizia.
I film che abbiamo visto sono "Il mio migliore amico", "Gran Torino"e "Stand by me". Dopo la visione dei film, si tiene in genere un momento di riflessione, dove ciascuno racconta agli altri le proprie impressioni sul film appena visto.
Parlando da studente, la cosa che mi è piaciuta di più sta nel fatto che il film non viene guardato in maniera superficiale, ma ognuno sa dare osservazioni profonde sul film, che rimane impresso nelle nostre memorie, tanto che ancora oggi a scuola parliamo di Gran Torino come se fosse l'ultimo successo del cinema...
Federico Doti (I liceo)

lunedì 21 novembre 2011

22 ottobre 2011 - Strani movimenti al Cocchetti

E' festa per tutti
La tradizionale giornata dedicata alla missione
La festa è appena iniziata, i banchetti stanno terminando l'allestimanto e noi, attratti dalla moltitudine di colori e profumi, ci dirigiamo verso il banchetto che propone biscotti spagnoli.
L'allestimento è interamente rosso e giallo; notiamo subito un'originale bandiera spagnola composta da tappi di plastica. Enrico, di 2^ media, ci dice che questi biscotti sono dietetici, perchè senza burro, ma sfortunatamente il forte gusto di anice non incontra il gusto dei clienti.

Accanto al banchetto spagnalo, abbiamo quello con a tema la Scozia, dove sono in vendita gli shortbread, i tipici biscotti scozzesi. Il nome "shortbread" si riferisce alla particolare friabilità di questo tipo di biscotti ("short" è un termine in disuso per friabile). Alcuni reporter del nostro gruppo, attratti dalle confezioni invitanti, non si fanno scappare l'occasione per assaggiarli.

Più dislocato, il banchetto dei "Biscocchetti", golosi biscotti a forma di C che celebrano il 60° anniversario dell'istituto.Vincenzo ci spiega la lavorazione dei biscotti, preparati dalle classi prime, ricoperti di cioccolato, con scorza di limone, con pallini argentati. Il punto forte di questo banchetto, ci dice la professoressa Cappabianca, è l'entusiasmo dei ragazzi, che ci accolgono con vivace allegria.

Ci avviciniamo poi al gazebo dell'openday, dove ragazzi di terza media, tra i numerosi volantini mossi dal vento della fredda mattinata, ci mostrano il loro stand. "I cartelloni - ci dice Matteo - presentano la scuola attraverso foto di attività e illustrano la storia della scuola".

E la voce dei piccoli?

Francesca, di 9 anni, ci racconta con entusiasmo dello spirito di squadra che ha notato tra i ragazzi del liceo che hanno animato i giochi. La piccola ha colto nel segno: in effetti, la collaborazione e la motivazione alla causa ci sono sembrati i punti forti della festa.

Sara Marinoni, Andrea Ferrari, Riccardo Sacchi, Allegra Bombelli (III-IV liceo)

60 anni insieme: una tradizione che si rinnova

La storia del Cocchetti
Intervistando la mia mamma (ex alunna della scuola) ed alcune suore...

Negli anni '70 nelle aule c'erano più di trenta alunni, poi è entrata in vigore una legge che vietava di avere così tanti ragazzi per classe.
Nella scuola oltre alla media c'era anche l'Istituto Professionale, dove insegnavano alle ragazze "il lavoro d'ufficio": varie ditte venivano a richiedere le diplomate più capaci.
Le gite con i genitori non erano frequenti come adesso; dopo la scuola c'erano gruppi parascolastici, in cui le femmine lavoravano all'uncinetto, ricamavano e cucivano, invece i ragazzi facevano sport o venivano aiutati dalle suore a svolgere i compiti.
A Natale la festa si faceva invitando anche scuole esterne.
Al posto del terrazzo c'era il giardino, curato dal Signor Casalis; c'erano piante di albicocche, mele, pesche, agrumi vari ed arbusti.
Durante l'estate le suore portavano i ragazzi al mare a Ceriale o a Temù e poi a Villa Dalegno.
Allora le classi avevano i banchi di legno e le lavagne a gessetto; d'estate  si faceva disegno nel giardino, dove c'era anche una grotta con la statua della Madonna; invece d'inverno si disegnava dove ora c'è l'aula rossa.
Al posto dell'aula di informatica c'era l'aula di dattilografia, dove le ragazze imparavano ad usare la macchina da scrivere.
Nel 1970 non si faceva ancora la festa missionaria.
Nella mensa cucinavano le suore per quasi cento alunni della materna ed altrettanti delle elementari.
A volte durante le ore di scienze si utilizzavano le piante del giardino per far vedere agli alunni il cambiamento delle stagioni; nell'attuale aula blu c'era il refettorio, dove mangiavano le suore dopo aver cucinato per gli scolari.

Marco Maggi (II B)

giovedì 17 novembre 2011

Tre giorni di convivenza a Temù

Iniziamo in grande!
Dal 15 al 17 settembre le classi del biennio in Valcamonica
La I e II liceo scientifico quest'anno hanno iniziato l'anno scolastico con un'esperienza di convivenza e socializzazione nella casa delle suore a Temù.  Sono stati giorni indimenticabili e fantastici, che non potrò mai dimenticare! Prima di partire non avrei mai pensato che mi sarei divertita così tanto e neanche che avrei fatto amicizia così velocemente!
Non ho trovato nessun aspetto che si possa definire negativo: il viaggio di andata, l’accoglienza a Temù, la disposizione delle camere, i giochi di squadra, la storia del partigiano Carmelo, i momenti di preghiera, la sveglia mattutina, è stato tutto positivo anche la camminata in montagna è stata meno faticosa di quel che pensavo, ma soprattutto le risate sono state notevoli.
Ero molto agitata prima di partire, non sapevo come mi sarei trovata con i nuovi compagni, avevo molti dubbi ed ero incerta su come comportarmi. Ma dopo solo un’ora che ero salita sul pullman, che ci avrebbe portato a Temù, già avevo fatto amicizie e stavo scherzando divertendomi veramente tanto.
Le suore ci hanno accolto calorosamente e ci hanno presentato brevemente la casa con le rispettive camere.
I professori ci hanno fatto faticare molto perché non ci davano spesso molto tempo per riposare, ma con gli amici anche la stanchezza veniva meno.
Ci hanno fatto raccontare una storia di cui ognuno di noi doveva narrare una parte ed alla fine io ero l’ultima che doveva concluderla. Dato che la storia non aveva senso, è stato complicato trarne una conclusione, per questo l’ho terminata introducendo addirittura la fine del mondo!
La camminata in montagna è stata particolarmente faticosa perché era ripida e molto molto lunga!
Quando finalmente siamo giunti in un’area pic-nic attrezzata con dei tavoli e vicino a un lago, abbiamo fatto merenda e siamo entrati nel lago a bagnarci i piedi. Il momento successivo a questo mi ha particolarmente colpito: don Martino, che ci aveva raggiunto nel pomeriggio, ha celebrato la S. Messa.
Durante la celebrazione, abbiamo acceso un fuoco in cui abbiamo bruciato dei foglietti nei quali avevamo scritto del pensieri, dei nostri errori commessi oppure un avvenimento che ci aveva lasciato l’amaro nel cuore. La finalità di questo atto era quello di liberarci da quell’errore o sentimento che tenevamo dentro di noi. Dopodiché ci hanno fatto giocare a stratego, un gioco divertente quanto faticoso e complicato.
La mattina, alzarci era traumatico: la sveglia era abbastanza presto e il suono era terribile per le nostre orecchie: “Dragon ball”! Don Martino aveva messo la sigla di “Dragon ball” come sveglia!
Una sera abbiamo giocato tutti insieme a Cluedo. Quando una persona parla di Cluedo non si aspetta certo che tra le “punizioni” che la squadra deve effettuare ci sia anche quella di far entrare all’interno della bocca un pezzo abbastanza lungo di carta igienica senza utilizzare le mani! Mattia Pravettoni mi ha sorpreso particolarmente per la sua abilità in questa pratica. Dato che la punizione della carta igienica avveniva solo se, tirando il dado, usciva il numero 5, tutti quanti eravamo particolarmente spaventati. Per fortuna io l’ho evitata.
Il momento della preghiera serale era molto bello e profondo. Ci riunivamo tutti quanti in una saletta e lì, formando un cerchio, dopo che la professoressa Casella aveva letto una parte della Bibbia, ogni professore la commentava dicendo frasi particolarmente toccanti e che facevano riflettere.
Un’altra attività interessante è stata quella di tracciare su fogli giganti le nostre impronte disegnando poi all’interno le nostre paure, i nostri sogni e le nostre passioni. Queste impronte sono ora appese nella nostra classe.
Lo stesso giorno in cui le abbiamo presentate ai nostri compagni, ovvero il giorno della partenza, suor Emilia che è una suora missionaria che era venuta a Temù casualmente e non sapeva della nostra presenza, ci ha parlato di che cosa significhi "fare missione". Abbiamo meditato parecchio sul significato di questa parola e abbiamo capito che per fare missione non è necessario andare in paesi poveri come l’Africa, ma che possiamo operare nella vita di tutti i giorni.
Durante i tre giorni di permanenza abbiamo avuto così diverse occasioni e spunti di riflessione su tematiche importanti senza che questo appesantisse il clima gioioso che si era creato.
Non avrei mai pensato che questa gita di convivenza sarebbe stata così divertente quanto educativa e questo è un altro motivo per cui mi è particolarmente piaciuta.
Simona Rago (I liceo)